Le parole che seguono sono di Anibal Troilo, il più amato e popolare musicista del tango.
“… il Tango non lo si può conoscere: lo si sente o non lo si sente, ma non riuscirei a dire ciò che è tango… Per me il Tango è il suono del mio cuore, della strada dove vivo, dello sguardo di chi ho incontrato ed essendo una musica popolare è fatta di emozioni e di sentimenti e questi non si possono mettere sulla carta. Ho letto che anche Stravinsky la vede così: lui che ha passato la vita a cercare di scrivere tutta la musica che sentiva dentro di sé fino ai più piccoli particolari, alla fine viene fuori a dire che “la musica è fatta di ciò che non si riesce a scrivere”. Nel Tango questo lo sanno tutti visto che non è e non sarà mai una musica accademica, la sua essenza è nella vita quotidiana. E ha sempre parlato di cose forti in modo forte, senza vergogna, perché, vedi, il Tango viene da lontano, non parlo del secolo scorso, viene da molto più lontano. Nasce da quelle emozioni primitive che l’umanità, per quello che osservo e sento dire, non ha mai saputo né cancellare, né controllare: l’infelicità, la paura, la tristezza, il senso di mancanza, la nostalgia, la difficoltà di amare, il dolore, ma anche la rabbia, la violenza, il coraggio …”
**Vuoi avere gratuitamente una dispensa di aneddoti e curiosità sul Tango?..scrivi a redazione@pakytango.it Un modo informale e diretto in cui il Tango si racconta in prima persona… Tratto dallo Spettacolo “Tango: Ilusion de mi Vida ” (Ideato e coordinato da Pasquale Blòise) Ciao, mi chiamo tango, provengo da Buenos Aires e ho poco più di cento anni, anche se qualcuno mi considera molto più vecchio, tanto le mie origini sono confuse e contese. A seconda dei gusti posso essere ballato, suonato, ascoltato, cantato e come ogni cosa animata o inanimata di questo mondo sono fatto di un insieme di elementi che si sono integrati col passare del tempo. Nelle mie parole si sono inseriti i dialetti dei primi immigranti italiani in terra argentina, così come hanno concorso alla mia musica ritmi cubani, africani e spagnoli. Posso essere l’espressione più alta della nostalgia, del rancore per il tradimento, della percezione del tempo che passa e che non ritornerà, del riconoscimento delle proprie origini, del rapporto intimo che si crea fra l’uomo e la donna, nella vita o nell’abbraccio della mia danza. Io risveglio l’aspetto emotivo dell’essere umano attraverso le mie parole e i miei suoni , se imparate ad ascoltarmi, attraverso i vostri corpi, se vi muovete seguendo la mia musica. Nelle milongas so essere allegro, sfacciato, giocoso; nei vals più sentimentale, romantico e passionale. …. Forse ho parlato troppo ……………………………………………………(inizia lo spettacolo…) (metà del 2°) Tempo ….Ciao, mi chiamo tango, provengo da Buenos Aires………ma questo ve lo avevo già detto. Non vi ho parlato però degli odori, quelli della malinconia, del rione, dell’amata…. Ora vi racconto “el tango”, el tango come lo sento io. Contaminazione culturale, miscuglio di suoni, idee, sentimenti. Profondamente viscerale e insieme lirico, brutale, alato. Volete sapere che cosa è il tango….?? ….di parole se ne sono dette tante per cercare di rinchiuderlo dentro una definizione o un aforisma: -secondo il luogo comune più frequentato,il tango è “pensiero triste che si balla” ( ma a voi noi siamo sembrati poi così tristi?), -si dice anche che sia un “mostro con 2 teste, 1 cuore e 4 gambe”, ( ma noi vi siamo sembrati così mostruosi?) nel senso che tra i due ci deve essere quella “ afinidad”, cioè quella compenetrazione non comune che qualcuno può avvicinare al sesso, non tanto nei gesti però, quanto nella conoscenza dell’altro, della parità, del godimento: in pochi minuti rapinosi una possibilità di intesa, una comune porzione di felicità. -infine, un amante originale ha giurato che “L’uomo da solo è fango, in coppia è tango”. La coppia del tango probabilmente simboleggia gli impervi percorsi, l’intesa fugace e irripetibile della coppia umana. – e io vi dico la mia E’ ciò che io, te, sentiamo in modo diverso, però comunque ci accomuna; perché nasce dall’anima, non dalla mente; perché comunque si coniuga noi. Noi che siamo tenerezza, rancore, disperazione, gelosia ma anche malinconia, gioia; insieme però singoli, insomma umani. E poi ci sono i suoni, quelli semplici che hanno ispirato delle poesie favolose poi fatte tango: il macinacaffè, la pendola in sala, il traffico cittadino, il fischio del treno nella distanza, l’abbaiare dei cani alla luna, il picchiettio dei tacchetti di lei quando arriva…..e cosa mi dite poi di quel salottino dove vi offriamo the e pasticcini di domenica per poi soffrire d’abbandono il lunedì? E sulla scia dell’abbandono, tutto grigio, senza profumi, niente suoni, l’immensa solitudine di un uomo solo in mezzo agli altri. Il tango va consumato esattamente nell’interludio tra la mancanza e la pienezza, essendo una forma di sopravvivenza, una maniera di riconoscersi e rappresentarsi, di esorcizzare la nostalgia, l’abbandono, il senso di estraneità. E poi i ricordi che ti avvolgono e non sai perché: il tuo quartiere, quell’albero, il primo amore, lei, soprattutto lei, la sua dolcezza, il suo abbandono, il suo tradimento, la sua immagine sbiadita nel tempo. Spero che li abbiate riconosciuti, questi sono gli odori, le voci, i suoni che questa sera vi hanno accompagnato, e così, con una sigaretta tra le labbra e fischiettando pianino, lentamente e senza fretta il tango vi saluta e se ne va. ……..ciao Ah, quasi mi dimenticavo, tra la confusione di tutte queste parole, definizioni e aforismi quasi mi dimenticavo di darvi la mia, hhhm la nostra definizione. Che cos’è per noi ballare il tango: è la continua ricerca di appagare un fortissimo desiderio di libertà che ci accomuna ….e allora LIBERTANGO!